sabato 29 settembre 2007

Non solo grattacieli: il Dakota



Quando si pensa a New York City, la prima immagine che viene in mente è sempre, inevitabilmente, quella della moltitudine di giganti di acciaio, vetro e cemento costruiti a partire dal ventesimo secolo e che si innalzano, con aspetto dinamico e moderno, per decine e decine di piani, fino ad arrivare a “grattare” il cielo. Ecco, il Dakota Building, situato all’angolo tra la 72nd Street e Central Park West, non è niente di tutto questo. Eppure, quasi a dimostrare che i luoghi comuni non esistono, questo edificio rappresenta da sempre uno degli indirizzi più prestigiosi e ambiti della “città dei grattacieli”.
Il palazzo emana un fascino immediato: osservandolo, si assiste ad una profusione di elementi architettonici quali tetti a doppio spiovente, abbaini, archi, balconi, balaustre ed altri ornamenti che creano un’immagine altamente caratteristica e di forte impatto visivo.

LE ORIGINI
La costruzione del Dakota avvenne tra il 1880 e il 1884. L’architetto che lo progettò, Henry Janeway Hardenbergh, è lo stesso che ideò anche il Plaza Hotel. Finanziatore dell’impresa e proprietario in origine dell’edificio fu Edward Clark, capo della Singer, la nota azienda produttrice di macchine da cucire. Clark peraltro morì nel 1882, prima del completamento del palazzo, che quindi passò agli eredi.E’ decisamente curiosa l’origine del nome. In quegli anni la zona dove si trova il palazzo (l’Upper West Side di Manhattan) era, a differenza di oggi, una zona scarsamente popolata in quanto periferica rispetto a quello che allora era il centro della città; si trattava di un’area lontana dal cuore pulsante cittadino, tanto lontana – per i newyorkesi dell’epoca - quasi quanto il Dakota , intendendosi in questo caso il territorio del Dakota. Da qui l’idea di chiamare il nuovo palazzo con questo nome.
Il successo del Dakota Building fu immediato, con tutti gli appartamenti affittati prima dell’inaugurazione del palazzo stesso. Vivere al Dakota (o almeno avere lì una residenza secondaria) divenne un fatto alla moda per l’alta società newyorkese di quegli anni.Per un'immagine d'epoca del Dakota, date uno sguardo alla foto n.12 della galleria in alto; la foto ritrae il palazzo alla fine del 1800.

LA CASA NEWYORKESE DI JOHN LENNON
Molti sono i personaggi famosi che sono o sono stati residenti al Dakota Building; tra di loro: Paul Simon, Bono, Boris Karloff, Rudolf Nureyev, Judy Garland, Lauren Bacall, Leonard Bernstein. Il Dakota Building è però celebre soprattutto per essere stato la residenza newyorkese di John Lennon, quando decise di lasciare l’Inghilterra e di trasferirsi oltreoceano. Era in uno degli appartamenti del Dakota che Lennon viveva con Yoko Ono. Ed è proprio davanti al Dakota che l’ex-Beatle morì l’8 dicembre del 1980, ucciso dai colpi di pistola di Mark Chapman. In onore e alla memoria di John Lennon, un’area del Central Park di 2,5 acri, posta di fronte al Dakota Building e in cui Lennon e Yoko Ono amavano passeggiare, si chiama oggi “Strawberry Fields” (da “Strawberry Fields Forever”, celebre canzone dei Beatles). Ufficialmente l’area venne inaugurata il 9 ottobre del 1985, giorno del compleanno di Lennon.

NELLA STORIA DEL CINEMA
Il Dakota è stato citato in diverse opere cinematografiche, letterarie, musicali.
La sua “apparizione” più famosa è senza dubbio quella in “Rosemary’s Baby”. Il film, diretto nel 1968 da Roman Polanski, rimane uno dei capolavori della storia del cinema. Gli eventi narrati sono noti: la giovane Rosemary Woodhouse (interpretata da Mia Farrow) si trasferisce in compagnia del marito in un appartamento di un palazzo di Manhattan (il Dakota, appunto). Lì cadrà vittima delle macchinazioni di matrice satanica ordite dai suoi vicini di casa e coinquilini dello stabile, gli anziani coniugi Castevet. Il Dakota (ribattezzato “Branford” nel film) venne utilizzato per le riprese esterne, mentre gli interni furono ricostruiti sul set, in quanto l’amministrazione del Dakota non fornì l’autorizzazione a girare riprese filmate all’interno dell’edificio. Il film fu candidato a due premi Oscar e Ruth Gordon vinse il premio per la migliore attrice non protagonista.
In ambito letterario, il nome del Dakota Building è legato soprattutto al romanzo “Indietro nel Tempo” (titolo originale: Time and Again) dello scrittore Jack Finney (l’autore de L’invasione degli Ultracorpi). L’opera, pubblicata nel 1970, affronta il tema dei viaggi nel tempo attraverso una nuova prospettiva: il protagonista del romanzo viaggia infatti a ritroso nel tempo non grazie ad una macchina ma grazie all’ipnosi. Torna così nella New York degli anni attorno al 1880, e si ritrova in uno dei palazzi che a quell’epoca già contraddistinguevano il tessuto urbano della città, il Dakota.